Servizi

La psicoterapia psicoanalitica può essere definita come un processo all’interno del quale il terapeuta aiuta il paziente a comprendere le origini del suo disagio, cercando attraverso l’uso di diverse tecniche di alleviare la sua sofferenza. In particolare le terapie ad orientamento psicoanalitico lavorano attraverso l’uso delle libere associazioni, ovvero il terapeuta cerca di accogliere ciò che il paziente è stimolato a pensare in maniera libera all’interno della seduta, favorendo così l’accesso al suo inconscio. Un altro strumento cardine in questo tipo di terapia è l’uso del transfert, termine coniato da Freud che indica una sorta di “falso nesso”, ovvero la ripetizione, in forma distorta, all’interno della relazione con il proprio terapeuta di modalità relazionali che appartengono al passato. Accanto alla storia del paziente si cerca di indagare le sue modalità di affrontare i problemi e di gestire l’ansia, ovvero si cerca di capire quali possono essere i meccanismi di difesa che la persona abitualmente utilizza per affrontare le diverse situazioni della vita, cercando di aiutarla a trovare modalità più utili per affrontare i conflitti oppure rinforzando quelle che invece risultano funzionali. Infine uno strumento importante in questo tipo di psicoterapia riguarda l’uso dei sogni come canale attraverso il quale il terapeuta, assieme al paziente, può accedere all’inconscio, migliorando così la comprensione di se stesso e del proprio mondo interno.

In questo tipo di psicoterapia il lavoro del terapeuta è quello di accogliere una sofferenza relativa alla relazione tra due persone che si configurano come coppia. La coppia presenta determinate caratteristiche, frutto dell’intreccio tra aspetti individuali delle due persone che compongono questo nucleo e aspetti che hanno a che fare con la relazione che li lega. La coppia può richiedere un percorso per affrontare un momento di crisi o di empasse. Compito del terapeuta è di comprendere quale sia il tipo di legame che caratterizza la coppia, capire cosa li abbia portati ad una situazione di sofferenza, indagare l’intreccio delle loro storie personali e come queste abbiano contribuito allo strutturarsi del legame. Spesso il lavoro del terapeuta consiste nell’aiutare la coppia a superare determinate difficoltà, cercando di favorire una maggior comprensione di quanto entrambi i membri stanno vivendo, tuttavia talvolta l’aiuto che viene offerto può anche essere orientato ad aiutare la coppia a separarsi, qualora non ci sia più possibilità di riparazione.

La famiglia può essere vista come un sistema complesso, composto da più membri che sono in interazione tra loro e presentano determinati legami e vincoli. La famiglia solitamente arriva in terapia a causa della sofferenza portata da un singolo componente, spesso infatti i figli presentano una data patologia che impatta sull’intero sistema familiare e che origina all’interno della famiglia stessa. Compito del terapeuta è quello di indagare le modalità relazionali che caratterizzano le interazioni tra i diversi membri, cercando di migliorare quelle che risultano essere disfunzionali. Talvolta la terapia familiare è consigliata per supportare il cambiamento che uno dei membri sta affrontando, ad esempio quando un bambino è affetto da gravi disturbi un supporto all’intera famiglia risulta fondamentale, oppure nel caso dei pazienti psichiatrici la possibilità di migliorare il contesto familiare del paziente può essere un valido sostegno per favorire una miglior gestione delle sue problematiche.

La terapia di gruppo offre ai pazienti la possibilità di scoprire come funzionano all’interno delle situazioni gruppali, osservando le loro modalità di porsi in relazione, che ruoli tendono a ricoprire, quali sono le aspettative e le fantasie inconsce che incontrano nei rapporto con le altre persone. Poiché tutti noi siamo continuamente immersi in diversi gruppi, all’interno della famiglia, al lavoro, nel contesto amicale, questo tipo ti psicoterapia permette alla persona di migliorare le sua modalità interattive.

Perizie/Consulenze per cause per i diritti di famiglia: separazione e divorzio, valutazione dell’idoneità genitoriale, affidamento dei figli, mediazione familiare, difficoltà di affido dei figli a seguito del rimpatrio di uno dei due coniugi; organizzazione dello “spazio neutro”, per incontri protetti fra genitori e figli in situazioni di disagio (abuso intra familiare, allontanamento di uno o di entrambi i genitori), sostegno psicologico al soggetto e alla famiglia in decisioni di riattribuzione chirurgica del sesso e in casistiche quali danno biologico di natura psichica (es.: conseguente lutto, incidenti stradali, atti medici). Perizie/consulenze per cause di lavoro: stress occupazionale, mobbing e bossing, invalidità sul lavoro dipendente e autonomo, valutazione del danno biologico, morale e psicologico. Valutazione per accertamento all’ idoneità psicologica all’uso delle armi per la Polizia di Stato. In ambito penale (ordinario e minorile): Perizie/consulenze per cause dei diritti dei minori: valutazione della personalità del minore autore o vittima di reato, valutazione dell’ imputabilità e dell’ attendibilità della testimonianza del minore, audizione protetta di minore, abuso sessuale, maltrattamenti, preparazione e assistenza psicologica del testimone, dell’indagato, dell’imputato, del condannato ed alla parte offesa all’assunzione di sommarie informazioni all’interrogatorio, all’audizione, all’incidente probatorio e,  più  in  generale,  al  procedimento di imputabilità e maturità (minorenni), grado del dolo della colpa, cause di esclusione, attenuazione o aggravamento della responsabilità; pericolosità sociale, capacità di partecipazione cosciente al processo, capacità di testimoniare e attendibilità clinica della testimonianza (in reati quali: violenza sessuale, abuso sessuale su minore, maltrattamenti; reati commessi su minori o con minori testimoni), reati legati al consenso e alle condizioni di inferiorità psico-fisica (es: inferiorità psichica ex art. 609-bis c.p., circonvenzione di incapace, abbandono di minore o di incapace); offensività del fatto (atti persecutori – stalking).

La supervisione rappresenta un momento di confronto tra il terapeuta ed uno psicoanalista più esperto. Si configura come uno strumento utile a riflettere sui propri pazienti: quando un caso si rivela particolarmente complesso poterlo esporre ad un terzo permette di attivare ulteriori riflessioni, ampliare il proprio punto di vista, cogliere elementi che possono essere stati trascurati. Vi possono infatti essere nel corso di una psicoterapia dei momenti di impasse, in cui terapeuta e paziente si trovano bloccati. Il confronto con un collega più esperto permette allora di analizzare quanto sta accadendo all’interno della relazione paziente- terapeuta, ponendo particolare attenzione alle dinamiche transferali che sono state messe in campo. Nell’approccio psicoanalitico attuale il controtransfert, ovvero l’insieme delle reazioni emotive del terapeuta nei confronti del proprio paziente, può rappresentare sia un ostacolo che un utile strumento di lavoro per comprendere più chiaramente le dinamiche relazionali del paziente. La supervisione di un professionista esterno permetto di focalizzare questi aspetti così che il terapeuta, una volta compresi, li possa utilizzare nella propria terapia. Dunque, la supervisione, insieme all’analisi personale, costituiscono due strumenti di lavoro nel bagaglio di ogni psicoanalista.

La valutazione psicodiagnostica è una disciplina che permette di conoscere e comprendere il paziente, quindi di ottenere informazioni sul genere e sulla gravità del problema. La valutazione psicodiagnostica si inserisce infatti all’interno dell’accertamento che risulta essenziale per l’organizzazione dell’intervento clinico, la scelta del terapeuta, la condivisione del progetto psicoterapeutico con il paziente. L’assessement ( accertamento del problema) è un percorso valutativo che permette, attraverso modalità e strumenti specifici, di raccogliere informazioni e prendere decisioni strategicamente orientate fondamentali per l’efficacia del trattamento del paziente. Gli strumenti usati durante la valutazione psicodiagnostica sono il colloquio clinico, interviste strutturate e semi strutturate e la somministrazione di batterie di test opportunamente selezionati.

Lo scopo della valutazione psicodiagnostica è sia il riconoscimento dei sintomi e della patologia sia la comprensione psicologica raggiunta tramite la condivisione emotiva e cognitiva. In un contesto clinico la diagnosi esprime una proposta di progetto terapeutico. Il paziente, approfondendo la conoscenza delle proprie caratteristiche personali, relazionali e contestuali, riesce infine a prendere autonomamente delle decisioni in base ai propri bisogni e aspirazioni.

La valutazione psicodiagnostica si avvale di due strumenti metodologici: il colloquio, lo psicologico e i test psicologici.

Durante il colloquio lo psicologo cerca di individuare i fattori intrapsichici, relazionali familiari e biologici che possono aver causato il disturbo ala paziente. I test psicologici integrano le informazioni ricavate durante il colloquio e permettono di avere una conferma in tempi brevi delle osservazioni cliniche.

Può essere utilizzata non solo in ambito clinico ma anche in ambito forense per accertare le condizioni psichiche di un soggetto implicato in procedimenti giuridici, civili e penali.

Aree di intervento

I disturbi affettivi, tra i quali il più diffuso è la depressione, sono caratterizzati dalla presenza di un tono dell’umore basso, dalla perdita di interesse e piacere per la maggior parte delle attività, da sintomi quali insonnia o iperinsionnia, perdita di peso o aumento eccessivo, mancanza d energie e apatia, ridotta capacità di concentrazione e attenzione. Possono comparire pensieri legati alla morte e al suicidio. I pazienti depressi spesso presentano un senso di sé negativo, sentimenti di vuoto e vergogna e colpa. Sono persone caratterizzate da fragile autostima, spesso hanno vissuto perdite significative, eventi di vita stressanti, traumi.

Accanto alla depressione vi è anche il disturbo bipolare, nel quale invece la persona mette in atto comportamenti maniacali per fare fronte all’angoscia. Tale disturbo è caratterizzato infatti dalla presenza di accelerazione del pensiero, aumento dell’attività fisica, comportamenti impulsivi e incontrollati, (ad esempio uso del denaro in maniera smodata, comportamenti sessuali inappropriati, linguaggio logorroico) mancanza di sonno, agitazione psicomotoria. Vi sono poi delle fasi depressive nelle quali il paziente attraversa momenti di apatia, abulia, mancanza di iniziativa, sensazione di tristezza e di vuoto. L’alternarsi di queste due modalità, depressiva e maniacale, caratterizza dunque il disturbo.

Sia la depressione che il disturbo bipolare vengono trattati farmacologicamente, al fine di ridurre i sintomi e la sofferenza del paziente. 

Nel trattamento psicoterapeutico risulta fondamentale accettare quanto il paziente porta, comprendere come dal suo punto di vista vi possano essere dei motivi per essere depressi, lavorando al tempo stesso sulla causa che ha portato la persona a vivere questa condizione, sulla fragilità legata all’autostima, sulla presenza di lutti non elaborati.

L’ansia è una normale risposta a un pericolo oppure a uno stress psicologico. L’ansia di tipo normale ha le sue radici nella paura ed è importante perché è funzionale alla sopravvivenza. Quando sta affrontando un pericolo, l’ansia induce la risposta di attacco o di fuga. Quando però diventa una risposta inappropriata, si manifesta in maniera intensa e tale da interferire con le nomali attività quotidiane della persona si parla di disturbi d’ansia.

Questi comprendono il disturbo da attacco di panico e le fobie.

L’attacco di panico dura generalmente solo pochi minuti ed è caratterizzato dalla presenza di sintomi fisici, quali ad esempio forte sudorazione, tachicardia, sensazione di stare per morire, tremori, dolori al petto., vertigini.

Tali disturbi prevendono un trattamento che include spesso sia una farmacoterapia, per ridurre la sintomatologia, sia una psicoterapia. Quest’ultima deve indagare le molteplici cause che possono aver generato il disturbo, spesso infatti l’ansia sembra attivarsi senza che vi sia una particolare circostanza o senza l’attivazione di fattori scatenanti. Nel corso della psicoterapia è importante indagare le circostanze in cui si verificano gli attacchi di panico e le storia di ciascun paziente per indagare i fattori psicologici determinanti.

I disturbi alimentari sono caratterizzati da un alterato rapporto con il cibo e con il proprio corpo, tale da compromettere la qualità di vita ed i rapporti sociali. È presente un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme corporee.

Nell’Anoressia nervosa vi è il timore di acquisire peso, l’alimentazione diventa il centro di tutti i pensieri e delle conversazioni della persona, la quale nega di avere fame, controlla in maniera ossessiva le quantità di cibo assunte, studia ogni etichetta alimentare per assicurarsi di ingerire il minor numero di calorie possibile, inventa scuse per evitare situazioni durante le quali si condivide pasti. Il nucleo patogenetico che caratterizza l’Anoressia nervosa comprende bassa autostima, depressione, sofferenza causata dalla mancata corrispondenza tra peso reale e peso ideale. Vi sono poi fattori socioculturali (mito della ragazza magra, bellezza come mezzo per avere successo), individuali (basso livello di autostima, traumi, storie ripetute di diete, convinzione di essere inadeguati) e familiari (scarsa definizione dei ruoli, difficoltà nel processo di separazione individuazione). La Bulimia nervosa è caratterizzata dalla presenza di abbuffate alle quali seguono condotte di eliminazione  o compensazione , come vomito autoindotto, uso di lassativi, digiuno forzato, iperattività fisica, abuso di farmaci ( diuretici, anfetamine). I disturbi del comportamento alimentare comportano il rischio costante di danni organici e complicanze mediche, fino ad arrivare alla morte. Il trattamento di tali patologie prevede dunque come primo obiettivo la messa in sicurezza del paziente, attraverso un ricovero ospedaliero nel caso in cui vi siano condizioni di rischio. Vi sono poi percorsi terapeutici individuali e familiari. Nel corso della psicoterapia si cerca di comprendere quale sia la funzione del sintomo e come questo si inserisca in maniera significativa a all’interno del sistema familiare. Spesso infatti questi disturbi vanno letti all’interno della complessità dei legami familiari.

I disturbi psicosomatici comprendono quella categoria di patologie che trovano manifestazione sul corpo ma hanno in realtà una base psichica. Attraverso la somatizzazione l’angoscia viene indirizzata sul proprio corpo senza che ci sia un’elaborazione emotiva e mentale. Tipici disturbi psicosomatici sono le malattie come l’alopecia, la dermatite, ma anche mal di testa ricorrenti, disturbi all’apparato gastrointestinale. Molto spesso coloro che soffrono di tali sintomi ricorrono a continui esami medici per indagare quali siano le cause del disturbo al fine di poterlo curare. Emerge invece come spesso queste patologie abbiano a che fare con aspetti psicologici. Tipicamente coloro che soffrono di questi disturbi hanno difficoltà a gestire i sentimenti e le emozioni, tendono a presentare una forma di alessitimia (incapacità di esprimere le emozioni) e ad utilizzare un pensiero di tipo operatorio, con un linguaggio molto concreto. Proprio per tali caratteristiche risulta difficile che si rivolgano ad uno psicoterapeuta, quando questo avviene è spesso l’ultima spiaggia dopo un lungo percorso di trattamenti medici che non hanno portato ad una soluzione. Nel percorso psicoterapeutico, in ottica psicoanalitica, l’obiettivo è quello di indagare le cause nella storia del paziente che hanno portato alla genesi del sintomo, cercando di avvicinare il paziente in maniera lenta e graduale ai suoi vissuti emotivi.

La dipendenza può essere definita come uso distorto di una sostanza, caratterizzato da un sentimento di incoercibilità che porta al bisogno incontrollato di ripetizione dell’esperienza per il soggetto che ne fa uso, spesso la sostanza può rappresentare un tentativo di autocura per placare uno stato di malessere (uso dell’alcool come sedativo), può essere una modalità per potenziare le proprie capacità (se pensiamo ad esempio all’uso delle amfetamine), può rappresentare un’esperienza di piacere mai provato prima e dunque la persona è spinta a ricercare questa sensazione. Per alcuni, soprattutto durante l’adolescenza, l’uso della sostanza rappresenta una modalità per darsi un’identità. Il trattamento delle dipendenze è molto complesso e richiede un lavoro integrato tra più servizi: accanto al trattamento farmacologico può essere necessario un inserimento in strutture comunitarie. Per quanto riguarda il trattamento psicoterapeutico individuale risulta fondamentale lavorare sul fornire al paziente un nuovo modo di affrontare le difficoltà, di pensare a sé stesso, aiutarlo a rimaneggiare la propria storia rispetto a quello chi era prima dell’uso della sostanza, recuperare ciò che desiderava essere, passare da un’identità basata sull‘essere un tossicodipendente a quella dove si è una persona che fa uso di una sostanza, con possibilità di cambiamento.

La personalità è quello che uno è, piuttosto che quello che uno ha e certamente comprende più di quanto si possa vedere esaminando il comportamento di una persona. Definiamo personalità modi relativamente stabili di pensare, sentire, comportarsi e relazionarsi agli altri. In questo contesto, ‘pensare’ comprende non solo il proprio sistema di credenze e i modi di attribuire senso a sé e agli altri, ma anche i valori morali e gli ideali. Ognuno ha una sua propria personalità, e quando questa è così rigida o così caratterizzata da deficit, tanto che la persona incontra problemi persistenti nella sua vita, che per noi presenta un disturbo di personalità” (PDM).

I disturbi di personalità sono un gruppo di disturbi definiti come “configurazioni di personalità originate da condizioni di elevata difficoltà emotiva e di disadattamento all’ambiente a cui l’individuo risponde attraverso modalità relazionali rigide e ripetitive che si rivelano autolesive”.

La differenza tra un’organizzazione di personalità così detta normale ed una organizzazione di personalità patologica, il disturbo di personalità appunto, sta nel fatto che la prima è funzionale alla crescita ed allo sviluppo della persona mentre l’altra è disfunzionale, non si dirige cioè verso crescita e sviluppo della persona ma, verso l’arresto dello sviluppo e, nei casi più gravi, verso condotte sostanzialmente autodistruttive.

Si parla di disturbi di personalità quando il tratto caratteriale è così marcato e pervasivo da diventare struttura di personalità.

In quest’ultimo caso per una persona non è possibile trovare compromessi per non agire il sintomo e si sente costretta ad eseguire certe azioni come se le venissero imposte. 

Il disturbo di personalità rappresenta un’organizzazione di personalità rigida e strutturata che cela una paura eccessiva di fondo cui la persona fa fronte attraverso condotte ripetitive e disfunzionali che servono a contenere un’ansia sentita come distruttiva.

Il processo psicoanalitico quindi agisce attraverso l’elaborazione di nuove strategie d’azione che sostituiscono e sovvertono quelle disfunzionali che costituiscono il disturbo di personalità.

Consulente tecnico d'ufficio e tecnico di parte

Da più 15 anni svolgo, sia nella struttura pubblica in cui presto servizio sia in privato, perizie/consulenze in ambito civile e penale. In ambito civile ( ordinario e minorile): Perizie/Consulenze per cause per i diritti di famiglia: separazione e divorzio, valutazione dell’idoenità genitoriale, affidamento dei figli , mediazione familiare, difficoltà di affido dei figli a seguito del rimpatrio di uno dei due coniugi; organizzazione dello “spazio neutro”, per incontri protetti fra genitori e figli in situazioni di disagio ( abuso intra familiare, allontanamento di uno o di entrambi i genitori), sostegno psicologico al soggetto e alla famiglia in decisioni di riattribuzione e alla famiglia in decisioni di riattribuzione chirurgica del sesso e in casistiche quali danno biologico di natura psichica ( es: conseguente lutto, incidenti stradali, atti medici). Perizie/consulenze per cause di lavoro: stress occupazionale, mobbing e bossing, invalidità sul lavoro dipendente e autonomo, valutazione del danno biologico, morale e psicologico. Valutazione per accertamento all’idoneità psicologica all’uso delle armi per la Polizia di Stato. In ambito penale ( ordinario e minorile ):Perizie/Consulenze per cause dei diritti dei minori: valutazione della personalità del minore autore o vittima di reato, valutazione dell’imputabilità e dell’attendibilità della testimonianza del minor, audizione protetta di minore, abuso sessuale, maltrattamenti, preparazione e assistenza psicologica del testimone, all’indagato, dell’imputato, del condannato ed alla parte offesa all’assunzione di sommarie informazioni all’interrogatorio, all’audizione, all’incidente probatorio e, più in generale, al procedimento di imputabilità e maturità (minorenni), in grado del dolo della colpa, cause di esclusione, attenuazione o aggravamento della responsabilità; pericolosità sociale, capacità di partecipazione cosciente al processo, capacità di testimoniare e attendibilità clinica della testimonianza (in reati quali: violenza sessuale, abuso sessuale su minore, maltrattamenti; reati legati al consenso e alle condizioni di inferiorità psico-fisica ( es: inferiorità psichica ec art. 609-bis c.p, circonvenzione di incapace, abbandono di minore o di incapace),: offensività del fatto ( atti persecutori – stalking).